Il ritorno al passato è un’esigenza sentita in molti settori ed il calcio non fa eccezione. In particolare molti allenatori lamentano la mancanza di difensori di qualità, cosa invece normale nei decenni passati. Perché? È forse diminuito il talento? È forse cambiato – in peggio – il modo di giocare?
Niente di tutto ciò. La “colpa” non è tanto dei ragazzi, ma degli allenatori, che hanno smesso di puntare sulla specializzazione dei ruoli. Quando l’allenatore fiuta il talento di due ragazzini, uno per l’attacco e l’altro per la difesa, deve subito istradarli: il primo deve diventare un attaccante, il secondo un difensore.
Per il giovanissimo difensore, è fondamentale essere schierato sin da subito in ruoli offensivi. Egli è come l’antico fante che proteggeva la città, vegliando dalle mura di cinta. Era il primo a vedere in faccia il nemico e a lottare per salvare la propria gente.
Per imparare a difendere la porta, il giovane difensore deve esercitarsi nell'”uno contro uno”, come gli antichi cavalieri si esercitavano duellando a singolar tenzone. L’allenatore non deve temere di gettare i propri ragazzi nella mischia, metterli di fronte agli avversari, qualunque situazione si presenti. Ecco perché nei settori giovanili, almeno fino agli Allievi, non sarebbe sbagliato concentrarsi poco sull’organizzazione della difesa, prediligendo la formazione specialistica dei giocatori. In un contesto volutamente disorganizzato, il singolo deve mettere in campo tutte le proprie abilità e confrontarsi/scontrarsi con l’attacco avversario.
S. B.