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Dal binge drinking, il grido d’aiuto dei nostri giovani

Sul quotidiano Il Trentino è apparso in un articolo di ieri un dato allarmante: l’alcol è sempre più diffuso fra i giovani: quasi un quindicenne su tre consuma bevande alcoliche almeno una volta a settimana.

Come se non bastasse, è sempre più diffuso il fenomeno del binge drinking, nato nei paesi anglosassoni. In italiano, può essere reso con abbuffata alcolica e consiste nel bere fino alla sbronza, mischiando più bevande alcoliche in un breve lasso di tempo. Quante volte vi è capitato in discoteca di vedere dei giovani incitarsi fra loro, mentre trangugiavano cocktails da una “cannucciata”? Quello è il binge drinking, una pratica odiosa, non solo per le conseguenze a livello fisico. La domanda cui dobbiamo cercare una risposta è: “Perché lo fanno? Perché i ragazzi si ubriacano fino a star male?”.

Le ragioni sono varie e complesse: lo fanno per emulazione dei compagni, per divertimento, per trovare conforto a situazioni di disagio.

Meditiamo gente, meditiamo. Riflettiamo sul fatto che i nostri giovani stanno diventando incapaci di provare emozioni e di gestirle. Come i Lotofagi dell’Odissea mangiavano il loto per dimenticare il passato, così i nostri figli ricorrono all’alcol per dimenticare loro stessi, per non dover pensare, per trovare scampo dalla realtà.

Forse noi adulti dobbiamo avere il coraggio di ammettere che abbiamo una parte di responsabilità e dobbiamo prendere in mano la situazione. Dobbiamo insegnare ai nostri giovani che non serve l’alcol per affrontare i propri problemi, per divertirsi e socializzare, ma che è più bello farlo con le proprie forze. A quel punto, la vita apparirà per quello che è: la cosa più “stupefacente” di tutte.